No, non è il cinepanettone del 2010. Iniziamo il nostro viaggio attraverso le tradizioni natalizie dall'Africa. L'Africa è considerata il terzo mondo, ma ha una cultura, una tradizione che non va rinnegata, ne "uccisa". Purtroppo è difficile trovare foto di queste affascinanti tradizioni descritte qua sotto.
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In molti Paesi africani, la coesistenza di culture religiose diverse ha dato vita ad interessanti incontri. Ad esempio, in Nigeria, si celebrano le principali feste delle religioni presenti in misura maggiore. Così, per Natale, le famiglie si riuniscono attorno agli anziani e tutti i conoscenti, senza far distinzioni tra i culti, sono invitati a partecipare alla cena della vigilia. In quella sera, vige infatti l'abitudine di lasciare aperto l'uscio di casa per far sì che chiunque si senta il benvenuto. La tradizione vuole che ci si scambi regali, spesso consistenti in cibi sia crudi che cotti. Ogni famiglia riceve ed offre molto più cibo di quanto in realtà se ne consumi, e questa abbondanza è considerata di buon augurio. Nei giorni che precedono il Natale sono le ragazze che vanno di casa in casa, ballando e cantando accompagnate da tamburi.
Usano annunciarsi con un biglietto in cui specificano il giorno in cui si esibiranno. Le danze proposte variano in base all' appartenenza etnica dei vari gruppi, come pure i canti, sempre composti nelle lingue locali. Dal 25 in avanti, invece, è la volta degli uomini di esibirsi lungo le strade. Con i volti coperti da grosse maschere di legno, raffigurano vari personaggi legati al costume locale. Si dividono in due gruppi: maschere danzanti, dall'aspetto umano, e maschere dall'aspetto più inquietante, temute da tutti e soprattutto dai bambini. Le maschere, in tutte le culture, sono oggetti che racchiudono in sé una grande potenza; in esse nulla è casuale. Già nell' atto di fabbricazione si esegue un preciso rituale, tramandato di generazione in generazione da artigiani specializzati ognuno nella costruzione di un particolare tipo. In passato, la tradizione prescriveva che soltanto chi avesse scolpito la maschera potesse indossarla. Quest'idea, comune anche nel folklore europeo, era dovuta alla convinzione che il legno inciso avesse il potere di captare il fluido che lega l'uomo al mondo vegetale e al ciclo cosmico e che l'incisore, proprio per il suo lungo contatto con la materia, fosse in grado di avere un dialogo privilegiato con le potenze evocate. Esse sono attive sino alla fine dell'anno; l'ultima notte, con vari strumenti, girano per le strade facendo un gran chiasso e si interrompono solo alle luci del primo dell' anno, giorno in cui le città sembrano deserte per il silenzio assoluto. Mentre il presepe è una tradizione importata solo di recente, l'albero è presente nelle celebrazioni natalizie africane già dai primi tempi delle missioni. Inutile però pensare al classico abete europeo... La decorazione più frequente, in casa come in chiesa, consiste in un intreccio di rami di palma, spesso disposti a formare un arco, su cui vengono applicati dei grandi fiori bianchi che sbocciano sotto Natale. I fiori, bellissimi, non vengono coltivati; sono generalmente i bambini che, al mattino della vigilia, tra non poche difficoltà (si tratta di piante rampicanti dalle spine lunghe diversi centimetri), escono per raccoglierli.
Particolare linguistico: Come si dice Buon Natale in alcune parti dell'Africa:
In Akan (Ghana) Afishapa
In Zimbabwe Merry Kisimusi
In Afrikaans (South Africa) Geseënde Kersfees
In Zulu (South Africa) Sinifisela Ukhisimusi Omuhle
In Swazi (Swaziland) Sinifisela Khisimusi Lomuhle
In Sotho (Lesthoto) Matswalo a Morena a Mabotse
In Swahili (Tanzania, Kenya) Kuwa na Krismasi njema
In Amharic (Ethiopia) Melkam Yelidet Beaal
In Egyptian (Egypt) Colo sana wintom tiebeen
In Yoruba (Nigeria) E ku odun, e hu iye' dun!
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