Secondo la consuetudine messicana, il Natale viene anticipato nei nove giorni precedenti, denominati las navidades, da celebrazioni religiose che hanno luogo in tutte le più importanti chiese. In queste giornate, che simboleggiano la gravidanza di Maria, in ogni casa si allestiscono le pifiatas, grosse pentole in coccio rivestite di carta stagnola colorata ai cui lati si applicano dei coni fatti con cartoncino o carta di riso, da cui pendono striscioline multicolori. Le pifiatas vengono riempite di frutta di stagione (mandarini, arance, jicamas, albicocche, lime), confetti e pezzi di canna da zucchero. Chi ha poi bambini in casa, si diverte a fare con loro piccole pifiatas, preparate avvolgendo otto volte con della carta da giornale un palloncino gonfiato e spennellando poi la carta con una soluzione collosa di farina e acqua; a questo punto, si buca il palloncino e si decora la sfera rimasta che costituisce la base per coloratissime decorazioni che si rifanno spesso ai volti dei beniamini televisivi dei più piccoli. Al termine dei nove giorni, in chiesa, in strada o in casa, si inscena una breve rappresentazione, conosciuta come las posadas, il nome che designava le locande per pellegrini un tempo situate lungo le strade maestre.
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Tutti insieme, a mezzanotte, cantano, in un clima di grande festa, alla nascita di Cristo, che viene deposto nel presepe, mentre i bambini rompono con dei bastoni le pifiatas e si tuffano a terra, alla ricerca del frutto più buono. La caratteristica più evidente delle festività brasiliane di fine anno è il costante sincretismo fra elementi cristiani e non. Nel corso del tempo, l'arrivo nel continente di enormi quantità di africani in conseguenza al commercio degli schiavi e la presenza di colonizzatori cattolici, hanno portato allo sviluppo di forme religiose del tutto originali, in cui i santi cristiani e gli spiriti delle religioni africane si sono intrecciati in un indistinguibile amalgama. Ad esempio, a Florianopolis, un'isola a sud del Paese, l'ultima notte dell' anno si festeggia sulla spiaggia. Accanto alle celebrazioni usuali, nella stessa spiaggia i cardesisti, seguaci della religione spiritista fondata da Alain Cardin, rigorosamente vestiti di bianco, danzano in tondo fino ad essere posseduti dagli spiriti. L'indomani, sempre dalla stessa spiaggia, si lanciano fiori in acqua in offerta a Yemanja, dea del mare e della prosperità appartenente al pantheon del candomblé, religione di origine loruba (termine che identifica l'insieme di popolazioni del sud-est nigeriano). L'offerta a Yemanja interessa tutti, indipendentemente dal culto di appartenenza; ad essa partecipano sia cattolici che cardesisti, ma agli iniziati al eandomblé spetta anche il dono di cibo.
A conclusione del ciclo festivo è l'Epifania, molto sentita in tutta l'America Latina. In Argentina come in Messico, la si festeggia consumando la rosea de los Reyes, una grossa ciambella nel cui impasto, arricchito di canditi, si nascondono a seconda del luogo due o tre bamboline o delle uova sode. Nelle famiglie tradizionali messicane, al momento della distribuzione del dolce ai commensali, si presta grande attenzione a chi andranno in sorte le bamboline, perché ad essi toccherà offrire una festa il giorno della Candelora. Se in Europa è la Befana a mettere i suoi regali nelle calze, in Argentina sono invece i Re Magi a visitare le case, elargendo doni ai bimbi che avranno messo fuori dalla porta le loro scarpe, accanto alle quali avranno preparato un catino d'acqua e qualche filo d'erba per i cammelli. Anche qui, i dispensatori di doni li mettono sempre in una calzatura. La cena della Vigilia si tiene dopo la messa di mezzanotte ed interrompe il digiuno rituale.
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