Decrescendo.

venerdì 25 febbraio 2011

Visto che dopo 8 presenze consecutive (2003-2010), il sottoscritto non sarà a Ema (tra il pubblico, non in gara naturalmente!) proprio per una delle edizioni potenzialmente più interessanti, mi tuffo nei ricordi per consolarmi… Anche perché ripercorrere il decennio appena concluso attraverso il festival più noto e seguito della Slovenia, significa rivivere molti momenti significativi del pop sloveno dei giorni nostri. Ecco un supercondensato:

2002, quando nasce un amore.
Aprile a Lubiana, vacanza da solo. A ballare con due canzoni che ricorrono in pista tutte le sere e che mi prendono sempre di più, ormai le canto anche durante il giorno, senza capire una parola. Indago in disco, scopro così che si tratta di Samo ljubezen e di Še in še, le due rivali di Ema 02, vinto dalla prima grazie alle giurie. Compro la cassetta (il cd era esaurito!) e a casa recupero il festival su internet: un trio di drag queen in abiti da hostess che vola a rappresentare la Slovenia all’Esc, nonostante le polemiche e le interrogazioni parlamentari; le lacrime di Karmen Stavec sostenuta in massa dal pubblico e ugualmente sconfitta come l’anno prima; i due team che sfiorano lo scontro nella green room. Più glamorous di così non poteva essere, il mio primo contatto con Ema! E più di così, a dire il vero, non lo è stato mai più.
Ma sono mille le ragioni per le quali il 2002 mi è entrato nel cuore: la conduzione di Darja e Nuša; le tante belle canzoni eliminate (Ljubezen daje moč di Regina; Če ni ljubezni di Anika; V ritmu ki me lovi di Irena Vrčkovnik; Plamen v temi di Alenka Šmid); il lancio di nuove stelle di grande valore come Manca Izmajlova, Monika Pučelj, Andraž Hribar, Polona Furlan, Ana Dežman. E proprio la canzone di quest’ultima, Pelji me kjer sem doma è quella che ancora oggi mi è più cara.
Giusta, secondo me, la scelta delle giurie: le Sestre portano in alto la Slovenia a Tallinn e la canzone è un inno all’amore divenuto un evergreen.

2003, una fantastica superfinale.
Che freddo! -18 a Lubiana, neve, neve, neve! Al Gospodarsko razstavišče la giuria fa fuori subito i beniamini di tutte le bambine slovene, i Bepop, e la sfida finale è lo specchio della scena musicale del momento: Nuša Derenda-Alenka Godec-Karmen Stavec, le tre regine. Perfetta la prima con Prvič in zadnjič, vince la terza con Lep poletni dan, per la solita legge di compensazione. Dopo aver affermato che non sarebbe più tornata a Ema, Karmen si ravvede e corona il suo sogno… con la canzone peggiore da lei presentata a Ema. E a Riga arriva un deludente 23° posto che sarà negli anni a venire il fantasma della sua carriera. Peccato: per la canzone, perché il suo album precedente era pieno di brani bellissimi che avrebbero fatto un figurone; per la scelta del pubblico, perché Nuša non avrebbe mancato la Top Ten.

2004, lo choc.
Per me, l’edizione più bella. Quattro semifinali, settimana dopo settimana, tante belle canzoni in finale. Quattro su tutte: Slovo brez mej della rivelazione Maja Slatinšek, l’unica a scatenare applausi a scena aperta già in semifinale; Tvoj glas, con cui la “slovena d’Italia” Ylenia Zobec si afferma definitivamente; Fluid di Alya (anche la Slovenia ha la sua Britney!); Cry on my shoulder di Natalija Verboten.
Natalija viene dalla vittoria di Slovenska popevka, la canzone cattura tutti, sembra la scelta perfetta per Istanbul, catchy, con la coreografia già pronta… Sempre prima al televoto, un trionfo annunciato fino allo schiaffo della giuria che non le assegna neanche un punto. E così a vincere sono i Platin, bravi, simpatici, con un pezzo dignitoso ma che spegne ogni speranza di qualificazione alla finale. E infatti il duo, che si sposa sulle rive del Bosforo, arriva penultimo in semifinale.
Il rapporto Slovenia-Esc sempre più all’insegna del masochismo: in gara con i pezzi sbagliati per poi lamentarsi di essere snobbati dall’Europa.

2005, mandiamole tutte!
Solo una serata, ma che fatica scegliere: tutte adatte le prime quattro che sono una vera e propria sfida tra clan, quello dei Vlašič, quello guidato dalla coppia Rupel-Klinar, quello del croato Andrej Babić. Vince il primo grazie a Omar Naber che calvalca l’onda della popolarità di Bitka talentov. La sua rock-ballad Stop è potente ma a Kiev la finale è solo sfiorata. Ce l’avrebbe fatta Saša Lendero con l’intensa Metulj? O Rebeka Dremelj con l’irresistibile Pojdi z menoj, diventata un classico del revival euovisivo sloveno? E Nuša gridando la sua richiesta di aiuto a Noè? Domande senza risposta. In ogni caso, un’altra bella edizione va in archivio. Il momento da ricordare, per me, l’esibizione toccante di Anika Horvat, che aveva perso il padre la sera prima e che ciò nonostante decide di salire sul palco. E la sua Kje si assume i toni di un’invocazione. Bellissimo brano che apre per lei una grande stagione di ballate culminata nelle due successive vittorie a Slovenska popevka.

2006, la delusione.
Sulla carta, un’Ema da favola. Tanti big (da Natalija a Rebeka, da Alenka Godec a Pučelj, da Ylenia a Maja pronte per spiccare il volo) che poi, alla prova dei fatti, non confermano le aspettative. Canzoni poco interessanti e il ciclone Atomik Harmonik all’apice del successo che rischia di travolgere tutti. Ma che deve fare i conti con Saša Lendero. Perché la sua Mandoline sì, che mantiene le attese! Sembra fatta, finalmente la canzone giusta pronta per entrare in finale. Invece, ancora una volta, ci pensa la giuria a fermare il “rischio” qualificazione. 0 punti e Saša a casa. L’opzione prescelta è davvero il “Plan B”, ossia Anžej Dežan, promettente, bella voce, canzone carina, ma la percezione che l’infausto quadro disegnato dalla sua canzone possa essere tristemente profetico si fa subito strada sotto pelle. E puntualmente la finale eurovisiva sfugge ancora una volta. Mentre Mandoline fa il giro d’Europa e vince il Second Chance Contest. Della serie, facciamoci del male.

A domenica per la seconda parte!

Flymark

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