Perdere l’incanto di una nostalgia: Sì a Gualazzi all'Eurovision

lunedì 21 febbraio 2011

Questa settimana Flymark ci offre il suo punto di vista a una questione molto spinosa: Gualazzi rappresentante italiano all'Eurovision Song Contest.
Eccovi quindi i suoi 10 punti di vista:

1) Perché… torniamo!!! Sarebbe sufficiente questo! Ormai sono passati quasi due mesi dall’ufficializzazione della notizia e forse si è affievolita la coscienza di quanto sia straordinario questo ritorno, dopo un’assenza che sembrava dovesse durare ancora a lungo. È la cosa più importante, esserci di nuovo: in futuro, nella speranza che la nostra presenza diventi prassi, potranno starci tutti i necessari aggiustamenti del caso, visto che in Rai sembra che l’impreparazione in materia sia ancora dilagante.
2) È una scelta di qualità, quella di Gualazzi. Che non vuol dire che debba piacere per forza: a me il pop-jazz non fa impazzire, credo che il suo successo a Sanremo (Avion Travel, Cammariere…) dipenda da una saltuarietà che gli permette di apparire come “proposta alta” a prescindere. Bisogna riconoscere, comunque, che il pezzo (sempre che a Düsseldorf vada Follia d’amore) è interessante e, nonostante il genere, risulta immediato e accattivante.
3) Metà del giudizio spetta alle giurie. Che, ok, non si capisce bene come siano composte e se siano competenti. Ma è difficile ignorare completamente un brano come questo che si discosta dalla norma. Il Sanremo appena concluso docet.
4) L’altra metà è nelle mani del pubblico (che, se Sanremo docet… avrebbe fatto fuori Gualazzi subito!). Non potremo contare tanto sugli emigrati italiani all’estero, che ormai sono di “vecchia generazione” a differenza di albanesi, turchi, romeni o ucraini, e nei quali l’amor di patria non è più sufficiente per investire soldini nel televoto. Ma l’interesse intorno al ritorno italiano è forte: all’estero probabilmente si aspettavano ben altro, e l’effetto a caldo sembra quello di una generale delusione. Ciò nonostante l’“effetto bentornati” rimane e questa canzone, pur apparentemente lontana dai classici canoni italiani, non lo è per l’attenzione alla melodia e per l’originalità che sempre ci distingue.
5) Lo stesso Gualazzi, per il suo aspetto e il suo look da gigante buono, estraneo allo standard del “cantante ggiovane di oggi”, non passerà inosservato e sicuramente si ritaglierà un suo spazio in un minestrone un po’ monogusto sul piano dell’immagine come quello eurovisivo.
6) Non è il massimo presentarsi con un brano in cui la parte strumentale gioca un ruolo decisivo (e mi pare anche quella in cui Gualazzi eccelle di più, rispetto a quella vocale) e non poter suonare dal vivo. Il che appare una riprova della scarsa conoscenza preliminare dell’Esc anche da parte dei discografici, Caselli compresa: avrebbero ugualmente accettato così di buon grado? Eppure, chissà… La Rai sta ottenendo diversi piccoli “favori”, in cambio della sua partecipazione. Un ritorno dell’orchestra a breve sembra impossibile, ma non è detto che, grazie all’Italia, non possa esserci almeno la libertà di suonare uno strumento dal vivo. Mi sembra il minimo, in uno show che ha al centro la musica... Altrimenti resterà un campionato di giocatori che promettono bene ma che non possono usare il pallone.
7) È Italia. L’Italia che, forse proprio a causa della sua ignoranza in materia, ha portato all’Esc un aliena come Mia Martini. Direttamente da un altro pianeta. Non per essere nazionalisti, però credo che sebbene Sanremo avrebbe molto da imparare da alcuni festival di altri Paesi in quanto a ritmo, energia, scenografie, se ci si limita al livello musicale non c’è nessuno che possa reggere il confronto.
8) Il desiderio di vedere a Düsseldorf qualche cantante più gradito al nostro palato di eurofans era più che legittimo. La sensazione di tornare con la canzone giusta grazie a Emma/Modà, Giusy, Nathalie o anche a nomi extrafestival come Mengoni o Noemi ci avrebbe inorgoglito e fatto gioire a mille. Però le canzoni scelte fino a ora in giro per l’Europa sono quasi tutte delle ciofeche. Mandare un big non sarebbe stato come mettere Rossi in Ducati a correre contro 40 lambrette, col rischio che l'assuefazione alle lambrette portasse il pubblico a non riconoscere le doti della moto? O, al contrario, voler partire con un pretenzioso “ti piace vincere facile, eh?”, dando per scontato che la Rai concorra per vincere e che a cantanti molto popolari a livello nazionale (e alle loro case discografiche) interessi andare all’estero per partecipare al Festival dei Semisconosciuti (o dei Nuovi Talenti, o dei Nobili Decaduti…), per quanto divertente e colorato. È vero, l’Esc è un’enorme cassa di risonanza, l’attenzione mediatica è altissima, le opportunità di aprirsi a un pubblico molto più vasto sono notevoli. Ma finché i riferimenti principali rimangono il mercato di casa, il giudizio di casa, incomberà sempre il pericolo “Mi sputtanerò, sui giornali andròòò…”.
9) Dovesse affermarsi un automatismo che prevedesse l’accesso diretto all’Esc per il vincitore delle Nuove Proposte, non sarebbe mica male! Se non ci fossimo ritirati, negli ultimi anni avremmo portato Tatangelo, Dolcenera, Laura Bono, Maffoni, Fabrizio Moro, Sonohra, Arisa, Tony Maiello: sembra poco?
10) E per finire, basta con il “cambio Paese”, “non contate più su di me”, “mi vergogno”…: a quanti britannici avremmo dovuto dare asilo in questi anni, se fossero fuggiti dopo le scelte degli Scooch o di Josh Dubovie? Quanti spagnoli avremmo dovuto consolare di fronte al chiki-chiki (o adesso mentre si preparano al bailao…)?
L’affetto per il mio Paese mi farà sempre emozionare in ogni gara, musicale o sportiva che sia, ma senza perdere di vista l’obiettività, senza smettere di tifare anche per le belle canzoni o per il bel gioco degli altri: sono anni che ci si lamenta degli emigrati che sostengono i propri rappresentanti chiunque essi siano! Adesso chi ci impedisce di votare per chi ci piace di più, al di là delle bandiere? Però senza rabbia, senza accuse…: come ho già scritto in un commento, se si spera che ogni volta venga scelto il proprio cantante preferito bisognerebbe trasferirsi nel Paese dei Balocchi o restare in quello del SuperEgo.

Flymark

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