After EMA: Povej, a se ti ne zdi da drugačna si? (*)

mercoledì 2 marzo 2011

*(After EMA: Dimmi, ma non ti sembra di essere diversa? [tratto dal testo di Vanilija])


Premesso che si è trattato di un’edizione bella e innovativa del nostro festival più seguito e amato, a distanza di alcuni giorni vediamo quali sono stati i punti di forza ma anche quelli di debolezza…

VANILIJA

1) le canzoni
E cosa c’è di più importante, in un festival musicale?
La scelta di ridurre il numero delle entrate affidandole solo a cantanti preselezionati si è rivelata positiva. Dieci brani molto diversi tra loro che hanno spaziato tra tutti i generi. Buon livello generale e nessuna “canzone-riempitivo”.

2) la voglia di rinnovamento
TV Slovenija ha avuto coraggio. Ha saputo interpretare le richieste di cambiamento del pubblico, soprattutto di quello più giovane. Nuova formula e nomi in grado di catalizzare l’interesse degli spettatori dall’inizio alla fine.

3) la conduzione
Klemen Slakonja non è un debuttante, ma è comunque lui la vera rivelazione di Ema 2011. Energia, carisma, serio o spiritoso nei momenti giusti, e che talento vocale! Meritatissimo il fan club di Facebook “Zmagovalec Eme 2011 je Klemen Slakonja” :)

4) la giuria
Tre giurate vere, che hanno deciso pensando all’Eurovision e non alle simpatie/antipatie personali, alla volontà di fare fuori qualcuno o di allinearsi a scelte già fatte, come spesso era parso in passato. Del resto tre grandi come Darja Švajger, Severina e Mojca Mavec sono una garanzia e grazie a loro la svolta c’è stata anche in questo senso.

5) la vincitrice
Vanilja o Ladadidej. Al di là dei gusti personali, la sensazione che fossero i due pezzi più adatti per alimentare le speranze slovene a Düsseldorf era stata immediata.
Maja Keuc è un’ottima vincitrice, ha una voce potente e sa tenere bene il palco. La canzone ha una sua originalità, una power-ballad tutta in crescendo in una stagione che, al momento, sembra abbastanza carente di brani di questo tipo.

NO ONE

1) la scenografia
È bastato un attimo per rivedere quella di Macao… Peccato che siano passati quindici anni e che già allora i balconcini con le ragazzine sgambettanti facesse l’effetto di un carcere. Forse i curatori di Ema seguivano la Rai negli anni Novanta?
Ringiovanire sì, creare un clima più allegro e partecipe… Ma si tratta pur sempre del principale festival sloveno, un certo stile andrebbe mantenuto.

2) il sistema di voto
Escludere completamente gli spettatori dalla possibilità di esprimersi sembra un po’ troppo, anche poco rispettoso verso chi sta guardando. Evviva la giuria, ma un sistema di equiparazione con le tre giurate (¼ per ciascuna, ¼ il televoto) sarebbe stato più equo.

3) i tempi
Bisognerà risparmiare, bisognerà mandare tutti a letto presto perché lunedì si lavora… ma la sensazione è stata quella di voler chiudere la trasmissione più in fretta possibile. Ok il gran ritmo, però un’esibizione dei Maestro in più, un ospite, un bis del recap dei brani sarebbero stati auspicabili.
Inoltre la mancata comunicazione dei voti della giuria ha fatto perdere fascino ed emozione alla gara, riducendola a una finale a due con otto canzoni di contorno subito dimenticate.
E anche se le anticipazioni televisive e radiofoniche avevano permesso di cominciare a conoscere le canzoni, la serata unica non dà loro lo spazio necessario per farsi davvero conoscere e diventare subito familiari al pubblico.

4) dive adieu
Avere una storia, essere affermati da tempo e portare un brano di classe a Ema non paga. Chi vince arriva sull’onda di una recente popolarità (Maja Keuc) o è praticamente al debutto e porta qualcosa in grado di sorprendere tutti (Alenka Gotar, Quartissimo, Ans.Roka Žlindre). Difficile che, memori delle ultime lezioni, le star siano disposte a tornare in gara senza nessuna possibilità di vittoria. Una Darja Švajger (e come lei molte altre) sarà per sempre ospite o giurata.

5) e adesso?
E adesso l’attesa è elevatissima, la pressione forse eccessiva.
La canzone c’è, la cantante pure. Si può solo sperare che la versione in inglese sia buona, che non sia stravolta da nuovi arrangiamenti inutili, che la performance sia aiutata da una coreografia congeniale, e non penalizzata.
Senza che, come successo in passato, in caso di risultato deludente una buona fetta di pubblico da un giorno all’altro volti le spalle all’artista che ha scelto. Karmen, i Platin, Anžej, i Quartissimo stanno ancora scontando colpe che non sono state loro.
Per Maja l’Esc deve essere un indimenticabile punto di partenza e non un’occasione di rimorso per aver fatto il classico passo più lungo della gamba. Bisogna sostenerla per fare in modo che sia così.

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